Subito cantiere. Primo restringimento di carreggiata, si procede su una sola corsia.
Fuori l’autogrill di Tarsia, sull’autostrada A3, ci sono due giovani armeni - 26 anni che sembrano 30 - che fumano e telefonano. Sono in piedi all’entrata, vicino ad un contenitore di cemento per l’immondizia. Dalla porta a vetri esce un ragazzo alto con gli occhiali - 27 anni che sembrano 27 - che si guarda intorno cercandomi. È un soldato dell’esercito, che torna a casa a Torre Annunziata, in licenza. Io intanto chiudo il bagagliaio della mia macchina parcheggiata male, dove ci sono due zaini piccoli, un borsone verde militare e la mia roba, li guardo, e ci infiliamo tutti e quattro in macchina, senza dire molto.
Ci siamo conosciuti tutti un paio di ore prima.
- L’Italia è il paese europeo dove è più facile avere i documenti, non c’è paragone. Se arrivi e chiedi i documenti in Germania è difficilissimo, anche in Francia. In Italia è molto più semplice, perché in Italia c’è il business con gli immigrati. Tutti questi barconi che arrivano li potrebbero fermare se non li vogliono, e invece li vogliono, perché l’Europa dà tanti tanti soldi. Io sono rifugiato, qui non è stato difficile. Però volevo stare a Firenze, e invece ci hanno mandato tutti a Roccella Ionica.
- Sì tu dici che forse non dovremmo essere con l'esercito in tutti questi posti. Il problema è che l’Italia fa parte della Nato, e dell’Onu, e quindi deve garantire un certo quantitativo di risorse e di uomini. Li deve impiegare, li deve occupare. Mica si può tirare indietro.
Mezzo pesante davanti, macchine in coda. Non ci sono molti cantieri, ma molti camion. E tutto intorno è la guerra fredda. Il far vedere che ci si arma sempre di più, che non si sta fermi mai, che si lavora senza sosta per un cemento che cresce e che si impone su altro cemento. Senza mai un traguardo vero. E nonostante tutto quel metallo, ogni cemento appare sempre più disarmato.
Mezzo pesante davanti, macchine in coda. Non ci sono molti cantieri, ma molti camion. E tutto intorno è la guerra fredda. Il far vedere che ci si arma sempre di più, che non si sta fermi mai, che si lavora senza sosta per un cemento che cresce e che si impone su altro cemento. Senza mai un traguardo vero. E nonostante tutto quel metallo, ogni cemento appare sempre più disarmato.
- Succede che tu vuoi andare in Germania, ma in Germania non ci puoi andare, allora vai in Italia, che non fa tanti problemi. E ti prendono in asilo e ti fanno fare un progetto. Solo che il progetto in Italia dura un anno e io come faccio a integrarmi in un anno che ancora non so parlare italiano? In Germania questi progetti per i rifugiati durano dieci anni, sempre che ti prendono. Non finiscono prima, non ti lasciano a spasso prima di dieci anni.
E l’Italia che fa, dà i documenti a tutti, facile, tu stai qui un anno e poi loro ti dicono vai, sei pronto. E tu infatti sei pronto ad andare in Germania, dove volevi andare. Che adesso c’hai pure i documenti buoni per andare dove vuoi. Questo paese lo sa che siamo buoni per prendere i soldi dall’Europa, però poi in effetti non aiuta veramente. Infatti perché io non so che fare e adesso prendo la mia famiglia e ce ne stiamo andando via.
- Le operazioni come Strade Sicure, sul territorio italiano, servono. Per esempio a Messina. C’è il tribunale, dove ci sono anche processi di un certo tipo, e quindi si tratta di un posto delicato, e noi siamo anche lì. Che tanti anni fa ci hanno trovato una bomba prima di un processo. Quindi.
Viadotto alto. Provo a guardare, altissimo.
- No no, non andiamo in Gemania. L’Europa non è un buon posto dove andare. L’Europa è solo un grande problema. Nel mondo se tu vuoi andare via dal tuo paese ci sono solo tre posti dove puoi andare: il Canada, l’America e l’Australia. In Europa ci metti troppo tempo per integrarti, troppi anni per capire come fare. In America, se sei un poco fortunato, fai molto prima.
- Ma quindi tu insegni pure?
- Eh sì ogni tanto insegno, tra un paio di settimane sono a Milano per un paio di lezioni.
- E che insegni?
- Insegno fotografia, però questi ragazzi già sanno fare le foto. Cioè io non gli insegno la tecnica, non gli insegno ad usare la macchinetta fotografica. Insomma non è tanto una lezione su “come” si fanno le foto, ma piuttosto su…
- No aspe'. Perché come si fanno le foto? Ci stanno pure le lezioni? Non basta ammaccare il bottone sulla macchinetta? Che ci sta da sapere?
- …
- Eh?
- Vabbè, sai. Sì spesso basta che premi e quella scatta, e magari la foto esce pure bene. Però in generale è meglio sapere come funziona, in modo tale che puoi intervenire meglio su quello che stai facendo. È come per te, che sei soldato e c’hai il fucile.
- Sì
- Tu basta che tiri il grilletto e quello spara. E magari se sei fortunato ammazzi pure qualcuno subito. Però la fortuna non basta sempre. Cioè tu lo sai come funziona un fucile dentro, ve lo insegnano com’è fatto, che succede, come lo devi regolare, come lo devi puntare. Magari non ti serve tutto sempre, però è utile saperlo.
- Sì sì! Che poi se si blocca lo devi sapere che devi fare.
- Appunto.
- E quindi tu questo ci vai a insegnare a Milano?
- No.
- In Cina e Brasile? No. Io penso che sono posti in cui è difficile essere straniero. Noi andiamo a Los Angeles. In America ci sono due milioni di armeni. E io non voglio andare in un posto dove sono solo. Non ci faccio niente in un posto dove sono solo e ci metto tanto a diventare, come l’Europa. Io prendo mia moglie e i miei due figli e andiamo a Los Angeles.
Inizia a piovere di nuovo, ma poco. Ad un certo punto sembra che la strada sia molto più calcestruzzo che asfalto. Poi smette.
- Roberto, sei stanco? Vuoi il cambio?
- No, grazie. Mi sono fatto così tanta caffeina che credo vivrò per sempre.
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