attraversiamo la strada e rassicuro federica che andrà tutto bene, sarà una cosa facile, basta parlarci.
- in fondo, federì, si tratta di fare delle foto, non è che devi andare ad assassinarlo… poi lui è solo un barbiere, sarà tranquillo. gli dici ciao signor barbiere io sono una fotografa femmina quindi, per definizione, appaio estremamente più innocua di un fotografo maschio. ho intenzione di farle delle foto perchè lei vive qui da sessantanni e fa il barbiere ad east harlem da quando qui era tutta campagna… e tutto ciò è molto interessante.
- ma quale tutta campagna?! qui era tutto un casino, tutto pieno di italiani!
- sì vabbè, ma tu digli tutta campagna lo stesso. si sa che ai vecchi gli piace quando gli ricordi la giovinezza e il verde e la natura e la fiat 850.
- boccaccino, ma perchè non ci parli tu? così per rompere il ghiaccio. cioè io voglio fare le foto però non lo so. all’inizio sono sempre un pò tesa…
- no, ma io non c’entro niente. io sto qui per farti compagnia. è un lavoro tuo. e poi tranquilla. te l’ho detto. tranquilla.
entriamo in questo posto che sembra uscito da un film di quelli sugli italoamericani che poi muoiono tutti tranne uno. che poi spero di essere io. c’è solo il barbiere, appiccicato al termosifone, in piedi, a guardare fuori dalla finestra.
- buongiorno. il signor claudio? io sono una fotografa e volev…
- no. non voglio essere disturbato.
- ma io veramente… cioè le foto… fotografa femmina innocua… immigrati italiani…
- no.
- no?
- no. tengo 81 anni e in sessant’anni che sto qua troppo gente è passata. se vuoi fare una fotografia la puoi fare di là. però io mi sfastireo.
federica resta zitta. comprensibilmente.
io guardo il signor claudio appiccicato col culo al termosifone e le braccia conserte e dentro di me sorrido perchè penso che nessun italiano di ottantanni di cui sessanta in america può trattenersi dal raccontare i dettagli più inutili e noiosi della sua vita ad un suo connazionale. non esiste. e in più, amico mio, tu parli la mia lingua.
- da dove venite in italia?
- salerno.
- salerno? io sono di benevento! lì vicino!
- benevento. avellino. caserta. napoli. salerno. tutti vicino.
- esatto! ma voi siete proprio di salerno?
- sono di eboli. anzi di campagna, vicino eboli.
a quel punto il locale uscito da un film dove muoiono tutti tranne me si trasforma in un castello già espugnato. in una fortezza col ponte levatoio abbassato e lo zerbino davanti. e io arrivo col mantello e faccio un’entrata trionfale, su una fiat 850.
- ma lei lo sa… che la mia ragazza era di eboli! o meglio lo è ancora. di eboli. ma non è più la mia ragazza. però il punto è che io ad eboli ci sono stato molte volte. moltissime. la conosco benisssssimo! è un posto bellisssssimo! (e continuo con un altro pò di superlativi assoluti in fila…)
- oh ma veramente? perchè io ci sono tornato quando mia madre… e corso umberto… passavo a battipaglia… e le mozzarelle… e la tieni presente corso italia? perchè è cambiato tutto… ma pure qui in america… e io ai ciainesi non ce li taglio i capelli… che sono arrivato quando c’avevo ventanni… però un paio di clienti neri ce li ho che sono brave persone… e questa è la foto delle mie figlie… eh, tanto tempo…
e così mentre federica scatta finalmente le foto, fa amicizia e soprattutto si fa raccontare come la new york di oggi non sia mai riuscita veramente ad entrare in un posto del genere, io accellero, passo il ponte levatoio e vado a sgommare con la fiat 850 nella corte interna. poi lascio la macchina lì, aperta, che tanto chi vuoi che se la prenda.
4 commenti :
mi-ti-co! poi mi insegni a fare questa foto?
allora devi fare così. dici federica io vado a fare una foto fuori. esci. inciampi in una sedia che stava lì sul marciapiede. poi ti avvicini al vetro un pò di lato per non far vedere il tuo riflesso e quando stai per scattare rispondi ad uno che voleva un quarto di dollaro e che ti è venuto a scrollare le spalle da dietro per chiamarti. fai un bel respiro e scatti. poi ti vai ad abboffare ad un ristorante non troppo lontano. funziona.
....e fai in modo che il ristorante in cui ti abboffi sia un ristorante di cibo "soul" e che nei piatti non ci siano solo due fegatelli di polli, ma anche il pure` di patate con una montagna di burro, il pan di mais ed i fagioli.
Hai fatto la foto si, ma il coma post-pranzo non te lo toglie nessuno adesso. funziona anche questo.
Fantastici i vecchietti Italoamericani, vivo a Londra e ne ho conosciuto qualcuno! :)
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