la volta scorsa era finita che avevo provato a visitare questo museo e mi avevano cacciato dopo un’ora. perchè qui hanno la pessima abitudine di far pesare molto quello che dice un orologio. e in più era tipo l’ultimo giorno, o comunque gli ultimi soldi e non avevo visto niente. cioè avevo visto molto altro, ma se sei in america e non ti fai un giro al museo di storia naturale di new york tanto vale che ti stai a casa. insomma, se c’è una ragione per la quale sono tornato oltreoceano è quella di andare a svegliare all’alba il tipo che fa i biglietti a questo museo e dirgli senti lo so che tu stai ancora dormendo ma io sono arrivato ieri sera e sfortunatamente per te la mia prima preoccupazione quando mi sono alzato stamattina alle sei è stata quella di venire qui. arrivo dall’italia, dove l’unica cosa in cui stiamo più avanti è il fuso orario, che non è per forza un affare, ma noi italiani a quest’ora di mattina in america siamo già freschissimi. e come se non bastasse abbiamo un grande, grandissimo spirito di rivincita. quindi, mettendo insieme tutti questi fattori, tu adesso ti togli il pigiama, ti vesti e andiamo a vedere i dinosauri e le balene e la sequoia gigante.
quello che è successo è che prima di entrare avevo dei ricordi meravigliosi e appena entro mi rendo conto che tutti questi ricordi non hanno più motivo di esistere, devono scomparire. ho bisogno di spazio per ricordi nuovi e ancora più belli. tutto ciò che pensavo di quel posto si amplifica subito dando un’occhiata alla cartina dei quattro piani di mondo esposto. mi emoziono e, come tutte le volte, mi viene da fare cacca. mi succede in realtà in ogni museo che mi piace. in effetti mi capita pure alla fnac e da mediaworld. dev’essere una cosa che ha a che fare con il concetto di roba esposta.
comunque appena mi metto a posto con i miei turbinii emotivi comincio a girare con un sorriso ebete sulla faccia e penso guarda lì guarda lì guarda lì guarda lì. guarda lììììì!
animali giganti imbalsamati. teche e riproduzioni fatte così bene che quello finto nella stanza sei indubbiamente tu. un planetario costruito col contributo della nasa che il padreterno gli ha scritto una mail chiedendo spiegazioni, perchè lui aveva avuto qualche difficoltà. e poi soprattutto il fatto che questi del museo di storia naturale considerano l’uomo in maniera estremamente paritaria alle altre bestie. tanto per cominciare ti chiamano homo sapiens. un pò come a quegli altri li chiamano delphinus capensis o gallus gallus. che poi delphinus capensis lo posso pure capire, ma gallus gallus per piacere… cioè ti riducono soltanto ad una specie animale molto incisiva sul pianeta. insomma siamo importanti ma stiamo in una teca pure noi. e mentre lo leggi c’hai a sinistra uno scimpanzé che annuisce e tu ti senti preso vagamente poco sul serio.
è tutto bellissimo e tutto diventa ogni sala più bello e ben fatto e ben esposto e pieno di gente educata che guarda contenta. pure le scolaresche di bambini sono meravigliose e tutti disegnano quello che vedono e nessuno di loro urla frasi terribili sui gormiti e i maestri sono giovanissimi e alla moda e soprattutto non hanno in fronte la caratteristica ruga da ansia da graduatoria.
e poi arrivo finalmente nella sala dove c’è la sezione della sequoia gigante e decido che se mai avrò un figlio lo partorirò personalmente lì davanti e non lo faccio più uscire da quel posto finchè non parla in latino.
1 commento :
no dico, ma io non ti sono mancata neanche un pò?
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