liepaja è una ridente cittadina sulla costa occidentale lettone. si affaccia sul mar baltico, sente freddo e torna dentro. ci siamo arrivati ieri sera dopo un viaggio di più di tre ore in macchina. siamo ospiti di amici di famiglia di oskars (con la s. ma almeno prima della s c’è oskar e non jani) che in realtà nessuno conosce a parte lui, quindi manco mi sento troppo a disagio. appena arriviamo cena a tavola, che naturalmente è molto più a buffet di quello che ci si aspetti. un sacco di roba ma te la prendi tu, passami quello, quell’altro, tieni questo qua. questi amici di famiglia c’hanno una bella casa, se la passano bene, e l’atmosfera è strana. cioè la cena da un lato sembra tutta abbottonata, perchè evidentemente nessuno conosce nessuno, dall’altro ha degli aspetti di informalità che non capisco. cioè già il fatto che oskars chiede a questi amici dei suoi genitori di ospitarci per un giorno e questi non solo ci ospitano ma ci mettono a disposizione tutti i benefici che può offrire una casa del genere (tra un pò ci arrivo...), ma in più tutti gli atteggiamenti reciproci sono così strani che ci faccio la figura di merda più grossa del baltico. almeno in questo viaggio. a tavola mangiamo e i ragazzi aprono le birre che avevamo comprato poco prima. ognuno la sua. penso che cosa strana, siamo ospiti evvabbè che non approfittiamo, ma pare proprio brutto che uno si apre la birra individuale e non dice niente a nessuno. nonostante le perplessità prendo pure io la birra mia e vedo che in questo clima amichevole la gente usa aprire le bottiglie col proprio accendino, ad esempio. che informalità, mi piacciono queste cene. spizzicare, ascoltare la gente che parla lettone e aprire le birre come capita. adesso pure io apro la mia, non ho un accendino sotto mano, poco male, faccio col retro della forchetta. a quel punto janis mi guarda con una faccia che non dimenticherò mai. un pò rideva e un pò imprecava. del tipo che cazzo stai facendo? incredulo. la faccia era la stessa di quella che avrebbe fatto se avessi iniziato a orinare sul divano. a quel punto mi guardano anche gli altri perplessi e io un pò mi emoziono e la birra esce tutta fuori perchè era agitata. a coronare un momento di gloria. e tutto, come nelle migliori figure di merda si svolge al rallentatore, in modo che te lo godi meglio. rido perchè la situazione è incredibile. dopo che la gente si apre le birre che si è portato da casa con l’accendino, ad una cena piena di roba ma dove non esiste un tovagliolo. nel senso che non li comprano proprio, forse manco li vendono, e perciò la gente è costretta a pulirsi la bocca con la mano. in una cena dove per fare il carino dico che è tutto squisito e ringrazio e il grazie lo prendono quasi per un insulto, dove tutti parlano dei cazzi propri senza preoccuparsi nemmeno di sapere chi è quel terrone lì di fianco, in una cena del genere tutti si fermano un attimo, ricordandosi improvvisamente di essere perbenisti, per inorridire di fronte allo stesso terrone che stava solamente aprendo una birra che nemmeno voleva, ma non c’era nient’altro da bere a tavola. manco un bicchiere d’acqua. cazzo.
il fatto è che tutto ciò mi fa troppo ridere, perchè io in fondo non c’ho capito niente fino alla fine. fatto sta che dopo una cena abbondante, anche se mi sento di dire un pò breve (siamo stati a tavola non più di un quarto d’ora), ci fanno accomodare in una sorta di dependance. divani, camino spento, tavolini, ancora cibo, ancora birre, freccette, giuochi vari, sauna adiacente. sauna adiacente? sì sì si sta riscaldando...
e mentre stravaccato sul divanetto della depandance degli amici di famiglia di oskars mi sollazzo con tutta una serie di stuzzichini e tre diverse birre locali penso che tutto sommato io qui ci sono venuto per lavorare. e se è vero che non sono molto soddisfatto riguardo a quello che sto facendo dal punto di vista fotografico, è pur vero che dei lati positivi in questa esperienza ci sono comunque.
e poi ce la sauna che sono novanta gradi e la cosa è che dentro non si respira. però è bellissimo e sono nudo e poi oskars butta l’acqua sulle pietre e fa immediatamente più caldo ancora e la cosa divertente è che io non sudo. cioè sudo molto poco paragonato ai litri di sali minerali e tossine che vengono fuori dalla pelle dei miei amici. conveniamo tutti che visto che sono terrone sopporto meglio il caldo. e poi oskars mi dice stenditi che ti frusto. e io ero nudo e rido perchè le battute con allusioni sessuali fanno sempre ridere, soprattutto tra maschi un pò alticci. e nudi. e pure lui ride e poi dice stenditi sulla pancia e tira fuori da un angolo una specie di mazzo di fiori senza fiori e pieno di foglie di un albero lettone. lo bagna e lo passa sulle pietre, poi si gira e mi dice ancora qua stai? muoviti! io mi muovo e inizia questa cosa sadica che consiste letteralmente nel percuotere il dorso di un uomo adulto, nel caso specifico io, con un fascio di frasche baltiche preriscaldate. una cosa vera mente di dubbio gusto. vagamente omosessuale e contraria al buon costume. tutto sommato evitabile perchè non strettamente necessaria. una cosa imbarazzante e un pò dolorosa. una cosa bellissima. meravigliosa e piacevole. che ti senti tutto questo bosco sopra la schiena che ti rinfresca e ti riscalda allo stesso tempo e pensi forse è effettivamente un pò da gay, ma ti piace. forse sono gay che sto così rilassato in compagnia di uomini nudi e sudati che mi frustano. forse sono gay che non provo vergogna nemmeno a farlo a mia volta. forse è colpa della temperatura alta, che sudi e ti disinibisci. forse non sono sempre gay. forse sono un gay solo con un caldo del genere. sono un gay a novanta gradi. no, direi di no. che brutta immagine...
e quando esco fuori dicono che mi devo fare una doccia fredda, ma io c’ho paura. potrei morirne. però me la faccio uguale che non voglio morire a novantanni di fronte alla televisione nel buio. e quando ti fai la doccia fredda oppure esci nudo che fuori ci sono tre gradi (testato la volta dopo...) è come l’eroina. credo. il bacio di dio. mille lame di piacere che ti attraversano il corpo. eroinomani, fatevi le saune che al limite morite di pressione bassa. e fa bene anche alla pelle.
8 commenti :
e poi dice che non ho sempre ragione io...
bellissimo post, ma il problema dell'aprire la bottiglia con la forchetta è perchè la forchetta era d'oro bianco, tempestata di diamanti per caso?
ma...ma....io sono sconvolto...ma.... cioè tu vuoi duirmi che eravate solo maschi a frustarvi....ma...vergognati....va bene tutto....ma...che vergogna.... ma io non voglio chiederti particolari perchè tua mamma legge....ma ....ma...e le docce pure insieme...ma un vero maschio dopo aver sentito Oskars che voleva frustarlo avrebbe fatto qualcosa....mica gli avrebbe detto fai pure dandogli le natiche....mio Dio...credo di essere geloso...
sono nel cortile dell'università e mi sto scompisciando dalle risate ad alta voce
antò... lo sapevo che eri l'unico a fare polemiche... tu sei cattolico dentro! non ci possiamo fare niente. e pure un poco gay! e tutto questo fa casino nella tua capoccia e scrivi commenti prevedibili. ti voglio bene.
avrai la pelle bellissima!
io non vorrei fare la saputella ma secondo me sono rametti di betulla........... che bello! mi sono emzoionata!
effettivamente sta cosa della betulla te la potevi pure risparmiare... dalla foto si vede chiaramente che si tratta di betulla. a parte il fatto che chiunque (e per chiunque intando pure i bambini, e pure i senegalesi) è a conoscenza delle pratiche fitomassoterapeutiche correlate alla sauna... si fa presto a dire betulla.
cioè dei maschi (diciamo così) che si frustano in sauna con la betulla fa emozionare le ragazze?
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