oggi pomeriggio era quasi sera. io immaginavo a come sarebbe potuto essere se pubblicavo un libro. ma non un libro di foto, un libro scritto, di quelli senza figure. un pensiero comune a molti, non esattamente originale, e come molti io non lo so che ci deve essere scritto in questo libro. in realtà penso solo al fatto che me lo rigiro tra le mani con la copertina morbida e un pò lo sfoglio e dentro ci sono tante parole e nessuna immagine. per tipo duecento pagine.
poi ripenso al fatto che un titolo bello potrebbe essere tipo fotoricordo dal futuro, che a miriam gli fa cagare. e in effetti a pensarci bene pure a me però in fondo è un titolo che se parti da quello è facile poi riempire il libro dentro. però senza foto che magari se ogni tanto mi svincolo dalla fotografia riesco pure a fare qualcosa di buono. solo ricordi dal futuro o forse memorie dal futuro. vabbè magari il titolo poi me lo trova l'editore. però nella mia testa funziona un pò come un paradosso temporale/logico nel senso che fondamentalmente un ricordo che è o arriva dal futuro si riferisce ad un passato relativo al futuro stesso, ovvero al nostro presente. in realtà è una scusa per parlare di oggi col senno di poi. come quando uno dice un giorno ci ricorderemo di questa cosa e ne rideremo. ecco, uno, tipo io, racconta le cose che succedono più o meno ora senza aspettare un giorno per riderne. ammesso che ci sia da ridere, ma in fondo questo non è importante, è solo un esempio.
perchè spesso uno si trova ossessionato dal costruirsi bei ricordi per il futuro. che secondo me è una cazzata perchè allora sembra che fai le cose per qualcun altro. un qualcuno che poi saresti tu tra dieci anni. ed è come se ci fosse una distanza tra te e quello che vorrai ricordare di te stesso. e così noi non siamo liberi di annoiarci, di dire, e forse nemmeno di pensare, che stiamo facendo un'esperienza bruttina, un viaggio poco emozionante, un master inutile. non solo non siamo liberi di sbagliare - perchè gli errori generano ricordi che non vorremo avere un giorno, e questo è comprensibile - ma non siamo neppure liberi di non essere eccezionali. e poi la paura che un giorno ci guardiamo indietro cercando qualcosa da raccontare e non c'è niente. e forse per evitare tutto ciò si potrebbe pensare a raccontare tutto durante che tanto per il futuro c'è sempre tempo.
ma queste in realtà non sono cose che scriverei nel libro perchè mica voglio fare saggistica sull'arte del vivere della serie è arrivato quest'altro. probabilmente sarebbe un libro sul mio desiderio grande e sopito di studiare geografia senza sapere nemmeno le capitali e senza nessuna voglia di impararle. o sul mio amore per google, o per miriam, sicuramente. oppure sulla paura che ho avuto di volare per due anni che se n'è andata com'è venuta, o su quanto predico bene e razzolo male. o su antonio che scansiona foto mentre mi sveglio sul suo divano dopo mezz'ora in un pomeriggio che ormai è proprio sera.
poi ripenso al fatto che un titolo bello potrebbe essere tipo fotoricordo dal futuro, che a miriam gli fa cagare. e in effetti a pensarci bene pure a me però in fondo è un titolo che se parti da quello è facile poi riempire il libro dentro. però senza foto che magari se ogni tanto mi svincolo dalla fotografia riesco pure a fare qualcosa di buono. solo ricordi dal futuro o forse memorie dal futuro. vabbè magari il titolo poi me lo trova l'editore. però nella mia testa funziona un pò come un paradosso temporale/logico nel senso che fondamentalmente un ricordo che è o arriva dal futuro si riferisce ad un passato relativo al futuro stesso, ovvero al nostro presente. in realtà è una scusa per parlare di oggi col senno di poi. come quando uno dice un giorno ci ricorderemo di questa cosa e ne rideremo. ecco, uno, tipo io, racconta le cose che succedono più o meno ora senza aspettare un giorno per riderne. ammesso che ci sia da ridere, ma in fondo questo non è importante, è solo un esempio.
perchè spesso uno si trova ossessionato dal costruirsi bei ricordi per il futuro. che secondo me è una cazzata perchè allora sembra che fai le cose per qualcun altro. un qualcuno che poi saresti tu tra dieci anni. ed è come se ci fosse una distanza tra te e quello che vorrai ricordare di te stesso. e così noi non siamo liberi di annoiarci, di dire, e forse nemmeno di pensare, che stiamo facendo un'esperienza bruttina, un viaggio poco emozionante, un master inutile. non solo non siamo liberi di sbagliare - perchè gli errori generano ricordi che non vorremo avere un giorno, e questo è comprensibile - ma non siamo neppure liberi di non essere eccezionali. e poi la paura che un giorno ci guardiamo indietro cercando qualcosa da raccontare e non c'è niente. e forse per evitare tutto ciò si potrebbe pensare a raccontare tutto durante che tanto per il futuro c'è sempre tempo.
ma queste in realtà non sono cose che scriverei nel libro perchè mica voglio fare saggistica sull'arte del vivere della serie è arrivato quest'altro. probabilmente sarebbe un libro sul mio desiderio grande e sopito di studiare geografia senza sapere nemmeno le capitali e senza nessuna voglia di impararle. o sul mio amore per google, o per miriam, sicuramente. oppure sulla paura che ho avuto di volare per due anni che se n'è andata com'è venuta, o su quanto predico bene e razzolo male. o su antonio che scansiona foto mentre mi sveglio sul suo divano dopo mezz'ora in un pomeriggio che ormai è proprio sera.
1 commento :
oh... la sai una cosa?... l'assassino è il maggiordomo... eh eh... ti ho rovinato il finale!!!
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